King Alfonso V of Aragon King of Naples and Sicily

I descend from King Alfonso through my paternal great grandmother’s mother, Maria Emilia Caracciolo di Torchiarolo. Her grandfather was Prince Luigi, who came from the Princes of Avellino.

Text in Italian and English

Alfonso V, byname Alfonso the Magnanimous, Spanish Alfonso el Magnánimo, (born 1396—died June 27, 1458, Naples), king of Aragon (1416–58) and king of Naples (as Alfonso I, 1442–58), whose military campaigns in Italy and elsewhere in the central Mediterranean made him one of the most famous men of his day. After conquering Naples, he transferred his court there.

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ARTICLE TITLE: Alfonso V

WEBSITE NAME: Encyclopaedia Britannica

PUBLISHER: Encyclopaedia Britannica, Inc.

DATE PUBLISHED: 01 January 2019

ACCESS DATE: January 01, 2019

ALFONSO V d’Aragona, re di Sicilia, re di Napoli. – Nacque presumibilmente nel 1396, da Ferdinando I. Educato in Medina del Campo alla corte di Enrico III di Castiglia – di cui, per ragioni dinastiche, sposerà nel 1415 la figlia Maria -, vi era stato iniziato, ai principi della religione e della morale, con insegnamenti di geometria, di astronomia e soprattutto di lingua latina e di grammatica. Grande posto, naturalmente, in quella educazione di corte era fatto agli esercizi fisici, militari, e soprattutto alla caccia, di cui il sovrano fu sempre amantissimo.

Gli insegnamenti dello zio Enrico di Villena lo avvicinarono peraltro al mondo della cultura. Ma, più che l’educazione impartitagli, gli giovò, quasi lezione di vita, l’esempio del padre, Ferdinando d’Anteguera, la cui fermezza, prudenza ed abilità nel far valere, nel parlamento di Caspe (30 giugno 1412), i propri diritti fra i tanti pretendenti lasciò una forte traccia nell’animo del giovanetto sedicenne, che rimarrà sempre legato alla memoria del padre, di cui nella maturità farà celebrare le gesta da uno scrittore come Lorenzo Valla. E dové anche impressionarlo la fastosa incoronazione del nuovo re d’Aragona – descrittaci con tanta vivacità e tanta ricchezza di colori nelle pagine degli Annali dello Zurita – e nella quale egli stesso, oltre che al lato del padre, rappresentò una parte di primo piano, regolata da un apposito cerimoniale, per l’elevazione al principato di Gerona.

Nei Consigli e alla scuola del padre, apprese presto ad occuparsi dei domini transmarini della casa, specialmente di Sardegna e di Sicilia, ricevendo una efficace lezione di esperienza anche nel seguire il modo con cui l’Aragona riuscì a districarsi durante il concilio di Costanza.

Tanto che agli inizi del regno, A., pur schierandosi ufficialmente in favore di Martino V, continuò a tollerare che l’antipapa Benedetto XIII rimanesse in Aragona, nel castello di Peñiscola.

er di più, nei negoziati che, durante il regno di Ferdinando, si avviarono per le eventuali nozze tra il principe secondogenito Giovanni duca di Peñiafiei e la regina Giovanna II, A. si era venuto convincendo della necessità che il regno d’Aragona, per rendere veramente efficiente la dominazione in Sicilia e in Sardegna, che è a dire nel Mediterraneo, tenesse saldamente un piede nella penisola italiana. Il dominio sulle isole d’Italia era, come è risaputo, tradizionale presso gli aragonesi sin dal tempo di Pietro III e di Giacomo II, ma dominare su Napoli fu un’idea che prese corpo definito solo nel regno dell’Anteguera, ché, se suggestioni in tal senso si erano già avute precedentemente nell’epoca dei Martini, esse erano state recisamente respinte. Con A. quel proposito non tardò a divenire l’idea centrale, ispiratrice di ogni sua azione politica; e ad essa egli tenne ostinatamente fede, mai distogliendo lo sguardo, malgrado i rovesci di fortuna e le forzate parentesi della conquista napoletana.

Grave l’eredità di Ferdinando I, morto il 2 aprile 1416, cui A. succedette come Alfonso V. Interrotta la politica di espansione nei confronti di Napoli e della Corsica; incerti i rapporti col papato di Roma; forze centrifughe minavano la compagine stessa dei tradizionali territori della corona. Già nelle Cortes di Barcellona del 1412-13 aveva avuto inizio una offensiva “pactista” contro i poteri della Corona e nella seduta del 26 genn. 1413 si era sostenuta la teoria che i privilegi sovrani che si opponessero a leggi “pazionate” o, quel che è più, contrastassero “col bene pubblico” dovessero essere nulli.

Bibl.: Per le fonti e la bibliografia relativa ad Alfonso d’Aragona si veda quanto è indicato in A. Boscolo, Ferdinando I e Alfonso il Magnanimo nella storiografia, in Medio Evo Aragonese, Padova 1958, pp. 151-165, a cui vanno aggiunti i lavori seguenti: E. Dupré – Theseider, La politica italiana di Alfonso d’Aragona, “ponencia” presentata al congresso della corona di Aragona in Palma de Mayorca 1955 e, più estesamente, in un corso litografato, Bologna 1956; A. Marongiu, Il parlamento baronale del regno di Napoli nel 1443, in Samnium, XXIII (1950), n. 4, pp. 1-16; G. V. Resta, L’epistolario del Panormita, Messina 1954 (con indicazioni bibliografiche ulteriori per i rapporti di A. con l’Umanesimo alle pp. 23-27; 127-131); T. De Marinie, La liberazione d’Alfonso V d’Aragona, in Arch. stor. per le prov. nap., LXXIII (1953-54, ma pubbl. 1955), pp. 101-106; E. Pontieri, Muzio Attendolo e Francesco Sforza nei conflitti dinasticocivili nel regno di Napoli al tempo di Giovanna II d’AngiòDurazzo, in Studi storici in onore di G. Volpe, II, Firenze 1958, pp. 826 ss.; id., La giovinezza di Ferrante d’Aragona, in Studi in onore di R. Filangieri, I, Napoli 1959,pp. 530-601; G. Cassandro, Sulle origini del Sacro Consiglio Napoletano, in Studi, cit., [I, Napoli 1959, pp. 1-17.

Descendants of Alfonso V

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